Salvo proroghe dell’ultimo momento, dal 1° gennaio 2023 i condomìni dovranno dire addio al mercato di maggior tutela dell’elettricità.
Il legislatore, infatti, non ha previsto una specifica scadenza per i condomini. Dal canto suo, l’Autorità di Regolamentazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) sembra confermare l’equiparazione tra condòmini e microimprese. Risultato? Anche per i condòmini il servizio di maggior tutela per la fornitura elettrica finirà il primo gennaio prossimo.
Mercato tutelato condomìni, l’impatto sulle parti comuni
Precisiamo subito che il passaggio riguarderà i consumi di energia elettrica relativi alle parti comuni degli edifici condominiali. Parliamo, quindi, della fornitura per l’illuminazione, ad esempio, di scale, ascensori, garage, cortili e altri spazi comuni.
Non riguarderà invece i consumi relativi ai singoli appartamenti di proprietà esclusiva. Infatti, per le utenze domestiche la fine del mercato tutelato per l’elettricità è stata prorogata al 10 gennaio 2024. Scadenza entro la quale chi non avrà sottoscritto un nuovo contratto verrà assegnato al servizio a tutele graduali (STG).
Si tratta tuttavia di una magra consolazione. Perché l’accesso al mercato libero dell’elettricità rischia di produrre un aumento (ulteriore) dei consumi di luce delle parti comuni, che andranno comunque a gravare sulle tasche dei singoli condòmini.
Nel servizio di maggior tutela (o mercato tutelato) il prezzo e le condizioni contrattuali di fornitura di elettricità e gas sono stabilite dall’ARERA, che aggiorna i prezzi delle materie prime ogni tre mesi in base alle oscillazioni sul mercato. Le principali differenze con il libero mercato sono due: chi definisce i prezzi e le offerte, e le diverse tipologie di utenti possono accedervi. Nel mercato libero sono le singole compagnie private a stabilire i prezzi proponendo innumerevoli offerte. Nel regime forfettario del mercato tutelato la scelta per il consumatore si riduce ad una tariffa monoraria o bioraria.
Fine della tutela per i condòmini?
I servizi di tutela hanno scadenze stabilite, per accompagnare l’ingresso al mercato libero di famiglie e microimprese che non abbiano ancora scelto un venditore. L’ARERA è l’autorità delegata ad adottare disposizioni per assicurare il progressivo passaggio dal mercato tutelato a quello libero con un «servizio a tutele graduali»
Secondo la normativa, più volte modificata, per la fornitura di energia elettrica delle piccole imprese e delle microimprese con potenza impegnata superiore a 15 kW, il mercato tutelato è già terminato il 1° gennaio 2021. Per il 1° gennaio 2023 è previsto il passaggio delle altre microimprese con potenza impegnata inferiore a 15 kW, a cui, come detto, vengono equiparati gli enti condominiali.
Nella stessa data del 01/01/2021 scade anche la tutela sulle forniture di gas per le famiglie. Sempre per le famiglie, invece, la fine della maggior tutela elettrica è slittata, come già detto, al 10 gennaio 2024, scadenza entro la quale chi non avrà sottoscritto un nuovo contratto verrà assegnato al servizio a tutele graduali (STG).
L’allarme delle associazioni dei consumatori
In questi giorni si sono levate le proteste delle associazioni dei consumatori, che contestano l’equiparazione dei condomìni con le microimprese e invocano l’intervento del Governo per la proroga del mercato di maggior tutela anche per le utenze condominiali, allineando la scandenza almeno a quella delle famiglie e garantendo anche per i condòmini il servizio a tutele graduali (STG).
«I condomìni sono considerati, inspiegabilmente, microimprese», denuncia Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC). «Una disparità di trattamento illegittima, assurda e inspiegabile tra chi abita in una villa e chi abita in una palazzina, che chiediamo di correggere immediatamente sia al Governo sia ad Arera, insieme al rinvio della fine tutela del gas». Si tratta – è bene ribadirlo – esclusivamente dei consumi di luce per le parti comuni degli edifici condominiali.
All’appello si unisce anche il Codacons. Il presidente Carlo Rienzi parla di «un evidente danno per le famiglie, se si considera che solo ad ottobre le tariffe dell’elettricità sul mercato libero sono quadruplicate rispetto a ottobre 2021 registrando un aumento del +329%, mentre nel mercato tutelato la luce è aumentata nello stesso periodo del 91,5%». Tutto ciò – conclude Rienzi – «aggraverà le difficoltà di quei condomini che già oggi non riescono a pagare le bollette a causa dei pesantissimi rincari dell’energia».
Peraltro, secondo i consumatori, l’equiparazione condòmini-microimprese, e il conseguente stop al mercato di maggior tutela è in contrasto con la tesi dell’Agenzia delle Entrate.
Con interpello n. 142 del 3 marzo 2021 – spiega ancora Marco Vignola – il Fisco aveva applicato l’IVA agevolata al 10% sulle bollette dell’elettricità relative alle parti comuni degli edifici condominiali composti da unità esclusivamente residenziali (che prima pagavano l’Iva al 22%), ritenendo che le parti condominiali non possono essere considerate “come distinte e autonome rispetto alle proprietà dei condòmini“, ma “strumentali all’utilizzazione o al godimento delle parti individuali”
L’ARERA, invece, non ha seguito questa interpretazione. Il Legislatore, poi, quando ha prorogato al 10 gennaio 2024 la fine della tutela della luce per le famiglie, ha distinto solo tra “clienti domestici” e clienti “in bassa tensione o altri usi”, senza specificare se tra questi rientrassero o meno anche i condomìni. «Un pasticcio al quale chiediamo che il nuovo Governo e Arera pongano subito rimedio», conclude Vignola.